La fabbrica di Montevarchi ha un impianto rigoroso, senza bizzarrie; un atteggiamento lucidamente razionalista, che rinuncia al superfluo e tende alla sintesi. Grande attenzione è stata posta all’inserimento nel contesto territoriale per evitare ulteriori guasti all’ambiente e, anzi, per correggere quanto più possibile quelli passati. Si è cosi evitato di ostentare i nuovi volumi edilizi e, per ridurne al minimo l’impatto, sono stati “filtrati” dietro primi piani collinari e quinte di cespugli e alberi racchiusi dentro serre.
Una rinuncia al clamore che si estende anche ai materiali. In realizzazioni come queste, concepite per una delle più importanti aziende della moda, l’architettura è fatta con mezzi semplici – componenti industriali di serie, strutture pre-fabbricate – caricati però di pensiero e intensità. Edifici in cui l’unica concessione al lusso sono la luce e il verde che si insinuano ovunque.
L’idea del progettista – l’architetto Guido Canali – si è basata sul principio che tali realizzazioni non dovessero resistere solo alle intemperie; era soprattutto la loro stessa immagine che doveva sopravvivere alle mode. Per questo il linguaggio è stato limato, decantato: è andato oltre il tempo, e non solo. La sorpresa è nell’aprirsi degli spazi interni degli stabilimenti in tanti giardini segreti fitti di bambù.
“La geometria, l’astrazione, il raffinamento delle forme va umanizzato – spiega l’architetto -. Bisogna pensare a chi vive dentro gli edifici che si progettano: l’inserimento del verde serve a rasserenare, a realizzare condizioni di lavoro piacevoli. I progettisti, purtroppo, a volte lavorano per se stessi, come in un soliloquio pensato più al loro stile che non a chi dovrà abitare e fruire le loro opere”. Un ambiente rilassante, progettato per il benessere di chi ci lavora dentro, offre vantaggi anche sotto il profilo della produttività. Le due fabbriche del Gruppo producono scarpe per le collezioni Prada e Miu Miu con modalità ancora artigianali: vi lavorano, in totale, quasi trecento persone, la cui produttività, nel nuovo contesto, è aumentata – dicono alla Prada Engineering – del 30 percento. Sotto il profilo economico, adottando in prevalenza materiali correnti e a costi contenuti (prefabbricati e pannelli in cemento), ci si è potuti permettere l’inserto di parti più costose, come le grandi vetrate, sia aperte sui patii arborei che organizzate, come vere e proprie serre, a racchiudere il verde entro limiti ragionevoli. Nella ricetta “giardini e serre per luoghi produttivi”, le vetrate risultano essere ingredienti fonda- mentali: ampie, trasparenti, in sostituzione di intere pareti, così da favorire al massimo il dilagare del verde, almeno come effetto visivo, tra la catena di montaggio e le scrivanie. All’interno il vero protagonista è proprio il paesaggio. I percorsi e la sequenza visiva sono costruiti per realizzare dei cannocchiali ottici, veri e propri punti di vista privilegiati verso il morbido e sinuoso arco collinare. II progetto verde funziona anche come baricentro alle due fabbriche, chiuse verso l’esterno da muri che le separano dal contesto circostante dequalificato.