Una biblioteca è concettualmente una rappresentazione dell’universo, un luogo dove – come scrive Jacques Lacan – “il mondo delle parole crea il mondo delle cose”.
Umberto Eco invece ci ricorda che la biblioteca può anche essere un incubo e con la sua proverbiale dose di umorismo, elenca tutti i requisiti che un luogo di questo tipo non dovrebbe avere: un posto dove non si può né mangiare né bere, dove le persone non possono relazionarsi, un luogo chiuso la sera e nei fine settimana e privo di uno spazio in cui organizzare riunioni…
Il progetto architettonico, sviluppato da Babel, lo studio di Michel Seban, Elisabeth Douillet e Bernard Mauplot, volge al positivo la direzione teorizzata da Eco creando un luogo in cui i sogni dello scrittore e del lettore trovano il loro spazio naturale. Vale a dire un edificio – nel XV arrondissement di Parigi – simpatico, colorato, illuminato dal sole in cui è possibile sedersi per un caffé caldo; in altre parole una libreria che la gente vuole visitare, uno spazio che si trasforma a poco a poco per diventare una macchina per il tempo libero. Se oggi come ieri la biblioteca è ancora per la città un lusso sociale, nel nostro mondo fatto di culture condivise i libri hanno dovuto fare spazio a un numero crescente di mezzi di informazione contemporanei – e chissà che altro ci porterà il futuro -. Per questo le biblioteche, oggi, devono trasmettere la capacità di riflettere la loro epoca e di adattarsi al mutare delle tecnologie, così come ai capricci e alle abitudini degli utenti. Per riuscire in questo le biblioteche devono essere spazialmente flessibili e tecnicamente rigorose. L’architettura in questo svolge un ruolo di mediazione: deve essere in grado di enfatizzare il piacere rilassante di trovarsi in una biblioteca e incoraggiare il pubblico a tornare. Il tutto assicurando l’efficienza del servizio e il comfort del personale. Questa convinzione è stata alla base della progettazione che ha mirato soprattutto a un approccio sociale e ambientale. La struttura, infatti, è concepita per restare aperta anche nei fine settimana, a vantaggio di una politica di fruibilità che tiene conto del tempo libero del cittadino. Si tratta di una struttura altamente specializzata, in grado di favorire la lettura anche da parte dei disabili con difficoltà visive o di udito. L’apertura degli spazi interni e la disponibilità di specifici supporti per il computer – programmi di trascrizione automatica, sintesi vocale, scanner – e di testi con caratteri grandi, per agevolare la fruizione dei materiali da parte di persone con deficit visivo, e` integrata da guide tattili sui pavimenti. L’assenza di pilastri e divisori persegue e raggiunge l’ottica di totale accessibilità.
Gli ambienti sono stati adibiti a usi diversi a seconda della loro esposizione climatica per conciliare ergonomia, comfort, risparmio energetico e modernità architettonica. La zona di fronte al palazzo che si apre sull’entrata fornisce una prima definizione pubblica della struttura attraverso la “doppia pelle” che soddisfa obiettivi apparentemente contraddittori: apertura della raccolta multimediale sulla città e protezione dal freddo dell’inverno, dal calore dell’estate e dal rumore della strada.
La profondità della facciata, visibile attraverso i pannelli che lasciano filtrare la luce e riflettere frammenti degli interni verso l’esterno, offre ai passanti l’immagine di una coerenza d’insieme e ben si sposa con l’ambiente prospiciente.
Le tende colorate, situate all’interno della doppia pelle, sono utili sia per la protezione termica in estate che per la radiazione solare diretta. La loro organizzazione in strati sovrapposti consente di fornire configurazioni che si adattano agli usi interni della biblioteca multimediale e alle esigenze stagionali, possibili attraverso un computer programmato con un sistema di controllo remoto. Il fronte nord del fabbricato è stato affrontato in modo diverso rispetto a quello a sud: la zona settentrionale è fornita di una sala da lettura rasserenata da una grande finestra che si affaccia sul cortile, animato da una scala utilizzata dai lettori per ludiche passeggiate. Il giardino interno, accessibile al pubblico, agisce come un chiostro, e presto sarà collegato al giardino pubblico adiacente stabilendo così un legame ancora più stretto di quanto già non ci sia tra la mediateca e il tessuto urbano del XV arrondissement.