Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli – Lingotto, Torino

In una struttura sospesa sul tetto del Lingotto di Torino, nel 2002 ha aperto al pubblico in via permanente la collezione di opere d’arte appartenute all’avvocato Agnelli e a sua moglie Marella. Rappresenta il momento finale dell’oltre ventennale processo di trasformazione del Lingotto. Questo “scrigno”, come lo chiama Renzo Piano, accoglie venticinque straordinari capolavori che spaziano dal Settecento alla metà del Novecento. Al di sotto la Pinacoteca si sviluppa su altri cinque piani, in cui sono ospitate le esposizioni temporanee e una sala di consultazione dedicata al tema del collezionismo, un centro didattico per l’arte, gli uffici e un bookshop.

Building type: Grande architettura, Auditori e Pinacoteche,

Località: Piemonte, Torino, Italia,

Prodotto Model System Italia per 8 GALLERY: Tende orizzontali a trazione FM51 GT
Copertura vetrata dell’8 Gallery: Giuliani Infissi
Committente: Fiat Engineering
Prodotto Model System Italia per PINACOTECA: Progetto speciale – Soffitto luminoso
Foto: Enrico Cano

A proposito del progetto

Dopo alcuni viaggi in USA e molte discussioni, nel 1915 il Consiglio di Amministrazione della FIAT decide di costruire il suo nuovo stabilimento “americano” in regione Lingotto, in continuità con gli altri stabilimenti già costruiti nella zona sud della città. Il cantiere inizia nel luglio del 1916. Il progetto e la direzione lavori sono dell’ingegner Giacomo Matté Trucco. Con lui collaborano altri, noti ingegneri torinesi del tempo. Nel settembre dello stesso anno prende avvio il tracciamento dell’edificio centrale, lungo più di mezzo chilometro. I lavori della pista, il simbolo forse più noto dello stabilimento, si concludono nel 1921. Le rampe, (rispettivamente nord e sud) gli altri due simboli che connotano il Lingotto, sono completate nel 1925 e nel 1926, data in cui si inaugura anche la palazzina uffici, sede del consiglio di amministrazione dell’azienda. Torino in quegli anni sta completando la prima rivoluzione industriale. Lo stabilimento FIAT, progettato a partire dal 1933, sarà inaugurato il 1 maggio 1939 e raddoppiato nel 1956. Lingotto, ancor prima di essere terminato entra negli immaginari della società italiana.
Luogo di lavoro, diventa anche, quasi da subito, simbolo di un’Italia industriale che fatica a decollare. Con l’apertura dello stabilimento di Mirafiori, Lingotto appare obsoleto. Le sue produzioni distribuite su più piani sembrano antieconomiche. Già prima della seconda guerra mondiale si inizia a discutere di un suo possibile riuso. Eppure la fabbrica rimane in produzione, occupando migliaia di operai, sino al 1982. In realtà, le discussioni sulle possibili nuove destinazioni, iniziano alla fine degli anni Settanta e, soprattutto dopo la crisi del 1980. Sono momenti interessanti di confronto, cui partecipano impresa, amministrazione, sindacato, intellettuali, tecnici. Quasi nessuno mette però in discussione la necessità di conservare la fabbrica. È l’azienda a prendere l’iniziativa; sono soprattutto l’avvocato Giovanni Agnelli e il dottor Cesare Romiti a credere nella possibilità di mantenere viva la struttura aprendola tuttavia a nuove destinazioni. Venti architetti, scelti tra i più noti al mondo, vengono invitati a presentare loro progetti sulla possibile nuova destinazione del Lingotto. Gli anni seguenti sono ricchi di iniziative, che culminano nell’incarico dato, nel marzo 1985, dal Consiglio Comunale di Torino, a Giuseppe de Rita, Roberto Guiducci e Renzo Piano per elaborare un piano di fattibilità per il riuso. La relazione sarà approvata definitivamente nel novembre 1987. La città e la regione approveranno il nuovo piano particolareggiato, che consente di mutare le destinazioni previste, nel 1990.
Il cantiere del Lingotto, inizia nel 1991, la ristrutturazione si completa nel marzo 1992. Quella che pareva una sfida di pochi comincia a prendere corpo, e vedrà coinvolta, negli undici anni necessari per arrivare al Lingotto riformato, una folla di architetti, tecnici, imprese,operai di ogni specializzazione, imprese, banche, istituzioni, oltre che i responsabili dell’impresa.
I lavori sulle officine, lo stabilimento vero e proprio, iniziano nel 1993 per concludersi da lì a tre anni. L’ultima fase, la terza, quella che si chiude nel settembre 2002 ha preso avvio nel novembre del 1999. Il progetto conserva, come misura dell’edificio, la maglia 6 x 6, che aveva caratterizzato il disegno di Matté Trucco, riuscendo anche a salvaguardare le due facciate e le loro scansioni, legate a quella maglia. I nuovi interventi, l’auditorium, la Bolla, la Pinacoteca, il nuovo Politecnico, il giardino delle meraviglie, vengono condotti, nei cortili, scavando un nuovo spazio, al di sopra dello skyline dell’edificio. Il Lingotto oggi si presenta come una struttura articolata e complessa. Una struttura dove convivono, distribuite con intelligenza, cultura, Politecnico, Università, l’Auditorium, accoglienza, l’Hotel, foresterie, servizi, Il Centro Congressi, l’area fieristica, svago, i cinema, la galleria commerciale. Tutto questo senza seguire i modelli, davvero banali, degli shopping center o delle megastrutture nordamericane. A differenza di altre operazioni, che si presentano come sostituzione di ciò che esiste e, spesso, a riduzione della memoria a pochi simboli, il Lingotto oggi vive di una distribuzione raffinata delle funzioni, di percorsi che, pur specializzati, consentono una percorrenza unitaria degli spazi, creando quell’effetto città che è essenzialmente dato dalla possibilità di mischiare uomini e funzioni, senza rompere l’unità di quell’architettura unica oggi in Europa.