L’idea cardine del progetto di Alexandre Burmester era quella di fornire sensazioni semplici ma forti. L’edificio, essendo leggermente sospeso, sembra proiettarsi fuori dalla terra, infondendo all’architettura un aspetto leggermente disordinato e di grande leggerezza. Al fine di non perturbare il senso di continuità raggiunto tra il patio e la piccola piazza esterna, il traffico della strada è stato veicolato in sotterranea attraverso un tunnel che ha anche lo scopo di fornire l’accesso alle aree di parcheggio e di carico/scarico. L’accesso pedonale all’edificio, invece, avviene attraverso l’atrio esterno all’ingresso principale, punto di partenza per raggiungere tutte le parti diverse dell’edificio.
Concepito come un’immensa scatola di vetro, il quartiere generale Vodafone consente dall’esterno la vista nel grande patio del palazzo, costituito da uno specchio d’acqua che riflette come se fosse uno specchio i piani superiori del palazzo creando l’illusione ottica di una costruzione che ripete all’infinito se stessa.
L’edificio ha una base in cemento che è una componente integrante della propria immagine complessiva, tanto per l’esterno quanto per l’interno. Le facciate alternano alluminio e vetro per rendere più leggera la visione d’insieme, che ben si integra con l’intorno. I rivestimenti in lamiera sagomata assolvono sia la funzione di garantire ventilazione sia quella di regolare la quantità di luce (fino a rendere la facciata cieca tramite un sistema PLC) e rumore. Le facciate attive sono realizzate con un sistema automontante a moduli orizzontali e vetri di grandi dimensioni, il collegamento tra i vari piani è garantito da passerelle pedonali in carpenteria metallica.