L’edificio del “Centro Stile” Mercedes ora assomiglia a una mano aperta, dove le “dita” ospitano le varie funzioni: ideazione, disegno, modello, prototipo, e così via. Le dita sono sette, e si irradiano dallo stesso centro con un angolo costante di nove gradi. Da sud verso nord, ognuna di esse è più lunga della precedente, sicché l’aspetto in pianta potrebbe ricordare un ventaglio: in realtà è semplicemente una fabbrica a sheed, dove le cose sono state un po’ scombinate da una sisma gentile. Tutte quante le dita affacciano nord-ovest su un giardino comune. I muri esterni sono costituiti da getti in calcestruzzo, e sono rivestiti all’esterno con speciali pannelli in alluminio montati su un supporto in polietilene che conferisce loro una perfetta complanarità. I tetti degli edifici non sono perpendicolari ai muri bensì inclinati; nel varco che si crea, si aprono ambi lucernari orientati da nord-est a nord-ovest (ricordiamoci che le “dita” ruotano). Sono così soddisfatte contemporaneamente le esigenze di illuminazione e di sicurezza: i lucernari sostituiscono infatti le vetrature a livello delle aree operative. In sezione, sia i muri che i tetti hanno un andamento curvilineo. Le lunghe campate della copertura sono sorrette da un sistema di sostegni, giunti e tiranti piuttosto sofisticato che mette in tensione la curva del tetto. Il varco tra tetto e parete cresce verso l’estremità di ogni sezione, aumentando così la dimensione dei lucernari e la quantità di luce ammessa all’interno.
Il tetto vero e proprio è realizzato con un “sandwich” di due superfici d’acciaio all’interno delle quali è inserito uno spesso strato di materiale termoisolante.
A est delle tre dita più corte è situata una sala per la presentazione dei modelli. Essendo un’area relativamente pubblica, ha una collocazione defilata dal resto del complesso, ma facilmente accessibile ai visitatori dall’adiacente blocco dei servizi generali. Anche l’illuminazione è maggiore: la geometria del tetto è identica, ma la copertura in acciaio è sostituita da superfici trasparenti. All’interno, alcuni giganteschi schermi opalescenti di sezione lenticolare consentono di dosare la luce naturale.
Questo grande spazio è come un teatro di posa, in cui i progetti in scala al vero possono essere studiati in contesti diversi.
(brano tratto da “Renzo Piano – Diario di Bordo”)